Nel XXI secolo il gioco avrà un ruolo pervasivo e strutturante, tanto da connotare l’intero secolo come “ludico”. È un’affermazione emersa durante la Games + Learning + Society conference del 2008 e ripresa dal game designer Eric Zimmerman – con Heather Chaplin – nel manifesto The 21st Century Will Be Defined by Games. “Being playful is the engine of innovation and creativity: as we play, we think about thinking and we learn to act in new ways. As a cultural form, games have a particularly direct connection with play”.
Creatività, innovazione, apprendimento, riformulazione di regole: secondo gli autori saremo tutti, in una certa misura, game designer, progettisti di giochi e giocatori sullo scacchiere dove realtà e sospensione della realtà si incontrano.
In conclusione della Ludoteca di Babele (Utet 2017), Stefano Bartezzaghi ha sintetizzato le diverse interpretazioni dei concetti di play e di game, aggiornandole al paesaggio contemporaneo, che “ha disarticolato le apparenze rigide del gioco e ce le restituisce nelle forme fluide del ludico“.
Su questi temi sono fiorite pubblicazioni specialistiche e divulgative, da The Gameful World, a cura di Steffen P. Walz e Sebastian Deterding (con contributi dello stesso Zimmerman) a una collana dedicata dalla MIT Press, dal titolo Playful Thinking.
In essa sono usciti finora i seguenti volumi:
Jasper Juul, The Art of Failure: An Essay on the Pain of Playing Video Games, 2013
Greg Costikyan, Uncertainty in Games, 2013
Miguel Sicart, Play Matters, 2014
John Sharp, Works of Game: On Aesthetics of Games and Art, 2015
Sarebbe interessante una loro traduzione italiana.