Eugène Delacroix, Donne d’Algeri nei loro appartamenti, 1832, Parigi, Louvre
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Figura femminile a sinistra
Nell'epoca in cui un viaggio ad Algeri o al Cairo era ritenuto indispensabile quanto quello in Italia per la formazione di un artista, Delacroix si reca in Marocco nel 1932 e, nel tragitto di ritorno, a giugno, fa scalo ad Algeri, dove ha l'occasione di visitare un harem. Realizza numerosi schizzi, annotando con precisione dettagli di vestiario e arredo e la consistenza dei colori, neri dorati, rossi indaco carichi.
Il quadro, terminato a Parigi, è esposto con successo al Salon del 1834.
Ante rosse
Le ante di un armadio a muro, nella parete a sinistra, sono connotate da modanature di un rosso vivo, che fanno pensare al quadro di Henri Matisse, Finestra a Collioure del 1905 (Washington, National Gallery of Art), dove gli infissi sono caratterizzati da colori accesi e brillanti, tipici della fase fauve dell'espressionismo.
Tappeti
Riconosciuta da tanti critici quando era ancora in vita - fra questi Baudelaire e Gautier -, la maestria di Delacroix per il colore che costruisce ambienti "immersivi", è colta dagli artisti successivi: dagli Impressionisti e poi dai Fauve, fra cui Matisse (nell'immagine il dipinto Tappeto rosso, 1906, Musèe de Grenoble).
Decoro calligrafico
La scheda di quest'opera di Delacroix nel catalogo del Museo del Louvre, la descrive con i seguenti tag iconografici: scena di genere, vita quotidiana, viaggio - costume, acconciatura, gioielli - oggetti, strumenti, mobili, accessori - decoro, decoro floreale, decoro epigrafico, decoro calligrafico. L'elenco riassume i tanti elementi decorativi - babbucce sul pavimento, narghilè, ceramiche, specchio incorniciato, tappeti, accessori d'abbigliamento - fra cui anche la grafia.
Figure femminili al centro
Nell'immagine di confronto sono visibili altre opere francesi caratterizzate dal tema così detto "orientale":
in alto a sinistra La grande odalisca di Ingres, del 1814, in cui emerge la definizione neoclassica delle forme e un effetto trompe-l'oeil nei dettagli e nelle stoffe; sotto, un altro quadro di Ingres, Il bagno turco del 1862: ricordiamo che Ingres e Delacroix si divisero il favore e le critiche del pubblico e morirono a pochi anni di distanza uno dall'altro (Ingres nel 1867, Delacroix nel 1863).
A destra, un quadro di Henri Matisse del 1926, in cui si ritrova il gusto per i colori che danno forma ai tappeti, al corpo femminile, agli oggetti e ai decori.
Figura di spalle
La figura di spalle, ripresa in atto di uscire, col busto in leggera torsione, imprime un'apparenza di movimento alla scena ed è un concentrato di colori risonanti fra loro.
Ci dà anche lo spunto per segnalare un libro della scrittrice algerina Assia Djebar che porta lo stesso titolo del quadro, Femmes d'Alger dans leur appartement e raccoglie una serie di episodi, dialoghi, narrazioni sulle donne algerine nel corso degli anni.
Il testo che chiude la raccolta - Sguardo vietato, suono tronco - ripercorre la genesi del quadro di Delacroix, che "va percepito come approccio a un Oriente al femminile - il primo, indubbiamente, nella pittura europea, abituata a trattare in modo molto letterario il tema dell'odalisca o quello della crudeltà del serraglio".
Il fascino del quadro - scrive Assia Djebar - non sta nell'evocazione di un Oriente superficiale, ma nel ricordarci che la scena raffigurata è uno "sguardo rubato" in un interno inaccessibile.
Il libro, pubblicato nel 1980, è tradotto in italiano da Gianfrancesco Turano nelle edizioni Giunti.