Giacomo Isidori
Vincolati come siamo durante queste settimane alle nostre case, ispirati però da scrittori dell’OuLiPo come Georges Perec o Italo Calvino che da ogni vincolo sapevano trarre stimoli per la creatività, abbiamo deciso di giocare con questo vincolo e, restando a casa, ci siamo dati un appuntamento. Un appuntamento con il caso, con il caso nelle nostre case e con l’artista Daniel Spoerri, che si dà il caso compia 90 anni il 27 marzo 2020.
In occasione del compleanno dell’artista romeno gli studenti del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea tenuto dalla professoressa Sbrilli (Sapienza, Roma), hanno voluto festeggiarlo almeno idealmente attraverso un re-enactment di alcune sue opere legate al tema del caso.
Daniel Spoerri, famoso per le sue “tavole-trappola” (tableaux-pièges) che nel marzo del 1961 espose a Milano presso la Galleria Schwarz, nell’ottobre di quello stesso anno fissò un appuntamento con il caso, con l’hasard. Erede della cultura aleatoria degli objets trouvés e dei ready-made che Duchamp suggeriva di realizzare stabilendo proprio “una specie di appuntamento”, Spoerri decise che il 16 ottobre 1961 alle ore 15:45 avrebbe registrato tutti gli oggetti che – per caso – si trovavano sul suo tavolo di lavoro. Così, chiuso nella camera di un albergo parigino in rue Mouffetard, in quel giorno e a partire da quell’ora Spoerri realizzò una Topografia del Caso: una mappatura dall’alto di quegli oggetti, che numerò e descrisse come se si trattasse di un catalogo museale (Topographie anécdotée du hasard, 1962).
I tableaux-piegès invece erano veri e propri assemblaggi che Spoerri realizzava fissando con la colla i piatti, le posate, i posacenere che ad esempio sulla tavola della colazione “erano rimasti lì per caso”. Spoerri altro non faceva che fissare con la colla quelle “leggi del caso” che dal simbolismo di Mallarmé al surrealismo di Jean Arp gli artisti francesi hanno così spesso indagato nelle loro opere.
A 60 anni di distanza dalla prima delle “tavole-trappola” (La colazione di Kichka oggi conservata al MoMA di New York) quaranta ragazzi italiani in quarantena – chiusi nelle loro case come Spoerri in quella camera d’albergo – alle 15:45 del 24 marzo 2020 hanno giocato a fissare anche loro gli oggetti che il caso aveva posato sulle loro scrivanie. Fissare non con la colla ma con uno scatto fotografico dall’alto, per rimettere in atto non solo l’opera di Spoerri ma pure quello straniamento che l’artista aveva conferito ai suoi “tableaux” esponendoli sulle pareti, tramite un’operazione “alla Pollock” ma anche “alla Duchamp” se pensiamo al rovesciamento dell’orinatoio del 1917.
Questi “tableaux”, realizzati alla stessa ora che Spoerri aveva scelto per il suo “appuntamento” con il caso, rappresentano tavole e scrivanie di ragazzi universitari per lo più impegnati a studiare, chi sul manuale chi in digitale. Oltre ai computer e ai quaderni che dominano su queste “tavole”, molti altri piccoli oggetti le costellano, oggetti che volendo si potrebbero descrivere così come fece Spoerri, o come Perec nel tentativo di esaurimento non di un luogo parigino ma un tavolo di casa. Interessante è ad esempio la presenza di un termometro, sintomo di questo periodo di sintomi virali, oppure la frequente comparsa del saggio di Roger Caillois “I giochi e gli uomini”, uno dei testi da studiare per questo corso che affronta le relazioni tra arte contemporanea e gioco.
Ogni oggetto racconta una sua storia e al tempo stesso la storia di chi intorno a quel tavolo trascorre il suo tempo, in questo periodo più che mai.
Ci auguriamo per quando si potrà ricominciare ad uscire di casa di poter giocare e andare a passeggio nel meraviglioso Giardino di Daniel Spoerri che si trova in provincia di Grosseto.
Giacomo Isidori, marzo 2020