In attesa di visitare la mostra La Trottola e il Robot. Tra Balla, Casorati e Capogrossi, aperta fino al 22 aprile 2018 a Pontedera (Palazzo Pretorio), le dedico una segnalazione doverosa, sia per il tema – affine e attuale – della rilevanza della cultura ludica, sia per come esso è trattato.
Curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci, la mostra attraversa un secolo di arte italiana seguendo la traccia del gioco e del giocattolo, con affacci – nel passato – su collezioni d’epoca e – nel presente – su ricerche di robotica.
Da una parte la ricca collezione di giocattoli antichi di Roma Capitale (ne raccontano l’interessante storia – in catalogo – Maria Cristina Biagi ed Emma Marconcini), dall’altra i robottini Aibo e Nao dell’Istituto di BioRobotica Polo Sant’Anna Valdera, la cui evoluzione, dagli automi a oggi, è affrontata in catalogo da Paolo Dario.
In mezzo a questi due poli temporali, unita ad essi da tanti collegamenti e riflessi, si dipana una scelta di dipinti che raffigurano situazioni di gioco: bambini intenti a giocare in casa o all’aperto, scene familiari, in cui gioco e apprendimento s’incontrano, scenari circensi e teatrali, con maschere e marionette.
Presentate nel loro contesto iconografico e storico da Giovanna Conti e Claudia Terenzi, le sezioni della mostra riservano incontri e sorprese, e non solo con le opere degli artisti elencati nel titolo: Giacomo Balla con il paravento per la piccola principessa Caetani, Felice Casorati con i Giocattoli (1915-16), Giuseppe Capogrossi con i Giuochi (1935). Accanto ad essi, ci si imbatte in tanti autori e autrici dei primi decenni del Novecento che hanno captato dal gioco gli elementi di sospensione e d’incanto pronti a tradursi in uno stile venato di metafisica, di realismo magico, di sovrarealtà, fra questi de Chirico e Savinio, Severini, Franco Gentilini, Oscar Ghiglia, Pasquarosa (bellissima la Scacchiera del 1932), Riccardo Francalancia (La stanza del giochi, 1928), Antonietta Raphaël (con una sorprendente Giocatrice d’azzardo, 1948), Fausto Pirandello con i Bambini col volano e molti ancora se ne potrebbero citare.
Un nucleo importante della mostra è costituto da esemplari di giocattoli d’autore, fra cui le invenzioni ludiche di Fortunato Depero, autore nel 1915, con Giacomo Balla, del manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo, in cui si legge il desiderio di riformare anche il mondo del giocattolo, nella direzione dello “slancio immaginativo”. Un capitolo a sé merita Duilio Cambellotti, con i suoi disegni sintetici e la straordinaria mandria in miniatura.
Lo sguardo ai giochi d’autore arriva avanti, fino ai Tarocchi di Gianni Novak (1970) e alla scatola in legno per il gioco del Backgammon di Mario Ceroli (1970). E non poteva mancare Enrico Baj, che a Pontedera ha firmato la decorazione del muro di viale Risorgimento, ravvivato dalle sue ironiche figure meccaniche: in mostra si possono vedere dei bozzetti dell’opera cittadina.
Il catalogo offre affondi sulla storia dell’arte sub specie ludica, firmati dai curatori Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e sguardi sul gioco, come quello del pedagogista Gianfranco Staccioli, mentre l’installazione dell’artista Naby, dal titolo Play with me, invita i visitatori a salire su un cavallino da giostra.
“La consistenza oggettuale dei giocattoli e le attività ludiche solo apparentemente rinviano a due facce della stessa medaglia”, scrive Daniela Fonti nel suo saggio introduttivo. “In realtà – come poeti, scrittori e filosofi ci hanno spiegato – sono due universi separati che in questa mostra abbiamo provato a far rispecchiare, gli uni (i giocattoli) nelle altre (le opere d’arte)”.
Mostra La Trottola e il Robot. Tra Balla, Casorati e Capogrossi, Pontedera, Palazzo Pretorio, fino al 22 aprile 2018, catalogo Bandecchi & Vivaldi.
(Sul laboratorio di robotica, condotto da Pericle Salvini, è uscito un articolo su Alfabeta2 di domenica 22 aprile 2018).
AS