L’impiego dell’IA si rivela di grande utilità nella gestione degli archivi museali, aggiungendo possibilità di esplorazione e ricerca grazie al processo di digitalizzazione e messa in rete di materiale iconografico. È il MoMA di New York a presentare un caso studio di grande interesse: con i sistemi messi a punto da Google Arts & Culture Lab è ora possibile identificare le opere d’arte in collezione riprodotte nelle più di 30 000 foto dell’archivio fotografico, che documentano le mostre realizzate dall’istituzione dal 1929.
L’algoritmo ha analizzato le fotografie individuando le opere della collezione presenti in esse, un procedimento che al personale del museo avrebbe richiesto tempi molto lunghi. Una volta svolta la ricognizione, gli esperti sono intervenuti per confermare o rettificare le attribuzioni proposte dalla macchina, separando per esempio le opere d’arte appartenenti al MoMA da quelle presenti in mostra temporaneamente, per esempio quelle in prestito.
A questo punto è possibile, sempre tramite l’IA, creare collegamenti tra l’archivio fotografico e il database digitale delle opere del museo, per costruire riferimenti utili per la ricerca e lo studio: per esempio, esporre frequentemente un’opera in un certo periodo ci dà indicazioni sulla sua fortuna critica in un determinato contesto storico.
Il MoMA ha intrapreso la strada della collaborazione tra esseri umani e intelligenze artificiali già da tempo, come dimostra l’ingresso nella collezione dell’opera di Refik Anadol Unsupervised. L’artista ha istruito un modello di machine-learning per interpretare le opere del museo disponibili online, dando vita a un flusso ininterrotto di immagini quasi oniriche, nelle parole dell’autore. Il programma genera combinazioni di forme e colori che non si ripetono, ed è sensibile ai cambiamenti di luce, ai movimenti, ai suoni nella lobby del museo dove è installata l’opera.
Nel campo dell’arte generata dall’IA, una notizia recente ci spinge oltre la collaborazione umani-macchine: il passaggio in asta da Sotheby’s nel 2024 del ritratto del padre dell’intelligenza artificiale, Alan Turing, nell’opera Portrait of Alan Turing realizzata dal robot Ai-Da. L’opera ha realizzato oltre un milione di dollari.