Per scrivere questo post ho passato più di mezz’ora a guardare con attenzione le icone di Whatsapp. Lo faccio spesso, in cerca di tracce o riferimenti nuovi alla storia dell’arte. La faccina gialla e blu con le mani sulle guance e
la bocca spalancata era già tra le prime emoticon apparse sulle tastiere dei nostri cellulari e prende ispirazione dal celebre dipinto L’urlo di Edvard Munch (secondo altri dalla maschera nel film Scream, a sua volta derivata dalla tela del pittore norvegese).
A distanza di anni dalla comparsa della faccina terrorizzata, non ho visto aumentare di molto le emoticon ispirate alla storia dell’arte, almeno non quanto ci si potesse aspettare.
Scorrendo il catalogo sul telefonino oggi ne troviamo diverse: il volto di pietra delle statue dell’Isola di Pasqua, la Statua della libertà, il Golden Gate Bridge, la Kaaba nella Mecca, insieme a una breve casistica architettonica comprensiva di castello medievale, pagoda cinese, tempio classico, moschea, grattacieli delle metropoli moderne.
Rispetto alla storia dell’arte gli esempi del design sono molto più numerosi, specialmente oggetti legati alla tecnologia ad uso quotidiano, sia di ieri che di oggi: dai floppy disk all’iPhone passando per televisori, cineprese, radio, cornette e sveglie.
In occasione del World Emoji Day il 17 luglio (la data sul calendario, una delle iconcine) è stata creata questa scheda informativa sugli emoji, eccola:
Chiedo talvolta agli studenti quali icone ispirate alla storia dell’arte vorrebbero trovare sul loro telefono per utilizzarle nelle chat, e dato che spesso mi trovo davanti ad abili disegnatori, chiedo loro di disegnarle, pensando che dovranno essere stilizzate per renderle immediatamente comprensibili – senza troppe sfumature o dettagli – su uno schermo piccolo e a uno sguardo veloce.
Le risposte che ricevo sono molto intelligenti e ben argomentate: la Gioconda (già, perchè non c’è una delle opere più famose al mondo?), il ritratto della regina Nefertiti per indicare la nobile bellezza, La notte stellata di Van Gogh (senza tanti perchè), le piramidi, la Venere di Botticelli, ma anche cose meno note come La medusa di Caravaggio per esprimere terrore, un omino radioattivo di Haring, un ritratto di Picasso e la passeggiata di Monet.
Per tornare alla domanda principale: perchè non ci sono più emoticon ispirate alla storia dell’arte? immagino che i motivi siano due: in primis una sempre spinosa questione di autorizzazioni e diritti d’autore. Ricordate a metà degli anni Novanta quando i telefonini Nokia mostravano all’avvio sul display (quando usavamo ancora spegnere il cellulare) il dito di Adamo che incontra quello di Dio? La riproduzione del dettaglio della Creazione di Adamo dipinto da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina era l’immagine-logo del brand legata allo slogan Connecting people, qualche anno dopo poi rimpiazzata da una più anonima foto di due mani che si stringono, forse proprio per ragioni di copyright.
Altre ragioni possono risiedere nell’esigenza di ‘universalità’ delle icone, ovvero nel loro essere pienamente comprensibili indipendentemente dalla propria collocazione geografica o dal grado di istruzione. Grazie a questa universalità tutti possono leggere, per esempio il Pinocchio tradotto in emoji, il progetto nato su Twitter e capitanato da Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica generale e applicata e di Linguistica dei media all’Università di Macerata, divenuto da poco un libro cartaceo.
A volte ho la sensazione, da utente, che l’introduzione di nuove emoticon sia un processo lento e mi piace pensare che in un vicino futuro ci sarà l’icona on demand o persino personalizzata.
Nell’attesa, intanto, facciamocele da noi.
MSB
PS
Il 18 gennaio Francofree (@francofri) ha risposto su Twitter a questo post rilanciato da @pArtecipArte, l’account social del blog, citando 9 opere d’arte celebri. Nella lista si riscrivono titoli e nomi di alcuni autori in caratteri alfa-iconici o alfa-emojici (inventiamoci nuove parole, già che ci siamo) ricombinando parole e icone, un gioco che è anche riflessione sui segni e sui contesti. Così i tagli di Fontana sono due forbici e una fontana – semplice ed efficace – mentre la colazione sull’erba di Manet una selezione di cibi da pic-nic su foglie – più pittorico – senza tralasciare gli irriverenti merda d’artista di Manzoni e il dito medio (Love) di Cattelan alla borsa di Milano, quest’ultimo utilizzato per parafrasare una locuzione latina. Dalle parole alle immagini e viceversa tutto si rimescola e le combinazioni possono essere moltissime. Ringraziando Francofree abbiamo rilanciato a Francesca Chiusaroli la proposta: dopo Pinocchio la storia dell’arte in emoji?
To be continued…