Le testimonianze che ci ha lasciato l’antico Egitto vanno dai piccoli oggetti di sepoltura alle grandi piramidi, un’arte a scopo rituale dedicata prevalentemente al culto dei morti. In questa pagina ne incontriamo alcune, rappresentative delle diverse arti in cui gli Egizi eccellevano, quali l’architettura, la scultura, la pittura.
Le piramidi. Monumentale espressione dell’arte egizia, evoluzione delle mastabe e delle ziqqurat a scopo funerario e non solo celebrativo del potere, la loro costruzione risale a partire dal periodo dell’Antico Regno (2700-2200 a.C.). Le più celebri sono le tre piramidi di Giza, a sud della capitale Il Cairo, dedicate ai faraoni Cheope, Chefren e Micerino, tra cui spicca la celebre Sfinge. Come fu possibile realizzarle è ancora oggi oggetto di ipotesi: qui le più aggiornate teorie e in questo articolo del National Geographic le ultime scoperte. L’arrivo della primavera araba nel 2011 e la conseguente instabilità politica ha avuto come conseguenza la contrazione del flusso di visitatori, e l’incertezza sul loro futuro.
All’interno delle piramidi vi era una o più celle con la sepoltura del faraone e della sua famiglia. La tomba di Nefertari è un esempio della ricchezza della pittura egizia antica e dell’importanza data al culto dei morti, specialmente se di alto rango. La regina Nefertari, moglie di Ramses II, fu sepolta nella valle delle Regine e la riscoperta della sua tomba (da parte dell’archeologo italiano Schiaparelli) ha portato alla luce un ambiente completamente ricoperto di pitture a tempera, con la rappresentazione della regina vestita di bianco, in compagnia di diverse divinità. Qui una ricostruzione in 3D della tomba. Riuscite a riconoscere la regina e le divinità che incontra dai loro attributi?
La sepoltura avveniva con il processo della mummificazione e i corpi, eviscerati e disidratati, venivano poi inseriti in sarcofagi dipinti. In questa pagina del Museo Egizio di Torino si può vedere la mummia di una delle “tre sorelle”, tre mummie femminili che presentano processi diversi di imbalsamazione. Gli studiosi del museo spiegano qui come e perchè si mummificavano i corpi.
Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, il più importante fuori dall’Egitto, durante il lockdown ha raccontato le collezioni museali online nelle ‘Passeggiate del direttore’. Qui mostra il ritrovamento in una tomba di un corredo funerario completo, uno dei gioielli del museo. Un’altra celebre tomba rinvenuta agli inizi del ‘900 (nel 1922 per l’esattezza) è la tomba del giovane faraone Tutankhamon, tra le poche ritrovate che non abbiano subito depredazioni e saccheggi (vedi anche la sezione What’s up). All’interno, tra i tanti oggetti, l’archeologo Howard Carter ritrovò la maschera del faraone, che si può vedere in 3D e in VR al museo archeologico del Cairo, il più importante museo per l’arte egizia.
Una celebre regina, Nefertiti, vissuta poco prima di Tutankhamon, ci è nota grazie allo straordinario busto in pietra calcarea conservato oggi a Berlino. Nella pagina del museo egizio la storia del ritrovamento del manufatto e il rendering della probabile versione definitiva.
Con l’ellenizzazione dell’Egitto e l’arrivo dei Romani nasce l’uso di dipingere i volti dei defunti su tavolette, avvolte nel sudario, raggiungendo un grado avanzato di realismo nella ritrattistica. Si tratta dei ritratti del Fayyum, di cui c’è una collezione al Museo Egizio di Torino. La stessa attenzione al dettaglio e ai gioielli la troviamo nella celebre dama del Vaticano, conservata al museo gregoriano egizio dello Stato papale.
13 degli antichi obelischi egizi sono oggi visibili nella città di Roma, trasportati durante il periodo di dominazione imperiale e ricollocati nel Rinascimento da papa Sisto V nelle principali piazze. Rappresentevano i raggi del sole e il legame del faraone (a Roma, l’imperatore) con il dio del sole. Qui nella pagina di Romano Impero uno schema degli obelischi egizi a Roma con le loro altezze, su cui svetta l’obelisco lateranense, il più antico e il più alto al mondo.