La recente sospensione delle lezioni nelle scuole e nelle università, decretata dal DPCM del 4 marzo, ha portato in primo piano la necessità di sviluppare la didattica a distanza, argomento caro qui su Art’usi (dove trovate post, fra le altre cose, sulla classe virtuale e i compiti a distanza) e cuore del metodo della flipped classroom.
Sul sito del Miur si legge:
i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza, con particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. (…) La frequenza delle attività didattiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani è sospesa fino al 15 marzo 2020, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza.
Questo post non vuole aggiungere altri commenti sul tema della didattica a distanza – la rete trabocca di articoli, tutorial, webinar – anche perchè grandi novità, per chi già si affidava agli strumenti online per insegnare, non ci sono.
(Per una trattazione analitica dei concetti di e-learning e blended e-learning, si può seguire questo link E_learning 2016).
Scriviamo per condividere un recap delle piattaforme e delle app che ci sono sembrate più utili secondo la nostra esperienza di questi anni, con uno sguardo soprattutto all’ambiente scolastico.
1. G Suite for Education
Vista la situazione eccezionale determinata dal diffondersi del Coronavirus e le misure di tutela prese dal governo, Google ha messo a disposizione gratuitamente a tutti i docenti fino al 1 luglio 2020 Hangouts Meet, per fare videoconferenze di gruppo e lezioni a distanza. Spazio centrale della costellazione di app Google per la didattica è la Classroom, classe virtuale di cui avevamo già parlato qui, hub di scambio di messaggi, caricamento di materiali, assegnazioni di compiti ecc. Alla Classroom si affiancano gli strumenti come Keep, per prendere appunti multimediali, e Jamboard, la lavagna condivisa, progettata in particolare per lavori grafici a mano libera e adatta soprattutto a chi ha una tavoletta grafica.
(Un’altra lavagna che funziona bene è Explain everything, fuori dalla suite di Google. Qui sotto un’immagine).
2. #laScuolaContinua
La scienziata Ilaria Capua è ideatore e testimonial del progetto #laScuolaContinua, diciamo una super piattaforma di Cisco, Google, IBM, We School/Tim che ha aggregato materiali utili per la didattica a distanza, con sezioni diverse a seconda dei programmi (G Suite, WeSchool) e con forum di discussioni. Ilaria Capua vi terrà un atteso webinar sul Coronavirus. Intanto trovate una serie di video tutorial e suggerimenti per districarsi nel mondo degli strumenti per la formazione online.
Tra le tante risorse utili, i video di Alessandro Bencivenni, docente e autore dell’account Instagram @profdigitale (anche su Facebook, Twitter e Youtube), che in pillole introduce molti programmi utili per la didattica digitale, e schemi sulle app per la didattica a distanza.
3. Registro elettronico
Argo, Spiaggiari e gli altri sistemi di registro elettronico in uso nelle scuole hanno già operativi da tempo spazi virtuali per l’insegnamento. Il registro elettronico è una buona opzione soprattutto per gli enti che non hanno attive convenzioni con piattaforme dedicate alla didattica (occorrono specifiche autorizzazioni e liberatorie in caso di studenti minorenni).
Qui sotto un esempio della “bacheca” di Argo su cui pubblicare comunicazioni e caricare allegati e link.
Argo propone inoltre per la classe virtuale lo spazio bSmart.
4. Case editrici
Le case editrici hanno quasi tutte uno spazio sul sito web per approfondimenti e verifiche. La Zanichelli ha recentemente inviato ai docenti un video tutorial per fare una lezione online, in diretta o registrata, e condividerla con gli studenti.
Anche gli atenei italiani stanno attivando e/o implementando modalità di didattica a distanza.
La Sapienza di Roma, per esempio, fa riferimento alla Suite Google Educational – di cui si è parlato sopra -, suggerendo di utilizzare applicazioni come Classroom, che consente di creare una classe virtuale, condividere materiali e attivare chat e forum e Meet, per la realizzazione di lezioni, seminari e ricevimenti a distanza.
Suggerito anche l’uso di Open Broadcaster Software, per la registrazione di video e la realizzazione di video streaming.
La piattaforma Moodle (Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment), gestita dal Centro Infosapienza, permette di “creare comunità di studenti e docenti finalizzate a condividere informazioni, stimolare il dibattito e diffondere buone pratiche di studio. Attualmente il sistema contiene più di 1.000, corsi coinvolgendo quasi 70.000 studenti e oltre 1.000 docenti di tutte le Facoltà della Sapienza”. In questi giorni, i numeri stanno salendo sensibilmente, con la pubblicazione di audiolezioni condivise, sollecitate dalla sospensione delle lezioni in aula.
Di grande interesse la consultazione della pagina dell’Università degli Studi di Milano, che aggiorna i dati sull’incremento della didattica on line dovuto alla diffusione del Coronavirus.
In conclusione riportiamo il post di Carola Frediani – esperta di cybersecurity, cultura digitale, privacy e hacking – con un utile elenco di strumenti per la didattica a distanza e i rispettivi livelli di difficoltà/preparazione digitale per l’utilizzo: base, intermedio, avanzato. (Grazie a Massimo Conte per la segnalazione).
Ecco, questa è la situazione alla data di oggi.
Si tratta di mettere a regime modalità di insegnamento che sperimentiamo da qualche anno, ricordando, come dice questo post di Pietro Alotto su Medium, segnalato dall’Animatore digitale dell’IIS Angelo Frammartino di Monterotondo, che si tratta di cambiare modo di pensare l’interazione con gli studenti:
La didattica a distanza è, perciò, uno ‘strumento’ che sopperisce ad un difficoltà, non un ‘succedaneo’ della didattica in presenza. La stessa ‘classe capovolta’ non è sostitutiva della comunicazione diretta (come, spesso, i suoi critici dicono), ma un ‘complemento’, per rendere più “produttivi” i momenti in cui si sta “assieme” in classe.
Proprio in quanto “strumento” alternativo e non semplice “succedaneo”, la didattica a distanza non può essere un “simulacro” della didattica in presenza. Pretendere di riportare “a distanza” tutto quello che si fa in “presenza” è, scusatemi, “ridicolo”. A distanza possiamo mandarci gli auguri di Natale con un bigliettino, non abbracciarci e baciarci! Per una didattica a distanza occorre formulare obiettivi diversi, da raggiungere con metodi e strumenti non ordinari.
Il lavoro a distanza è detto anche agile, e di agile qui c’è soprattutto la capacità di adattamento alle nuove modalità di interazione.
Non sappiamo ancora se la sospensione della didattica in presenza sarà prolungata e per quanto, ma sarà interessante alla fine del periodo dell’emergenza fare un punto della situazione sulle esperienze condotte, sui pro e i contro. Intanto su questa pagina dell’Ansa troviamo una raccolta di best practices, e si può contribuire inviando immagini e video delle migliori soluzioni adottatte nella propria scuola.
Buon lavoro agile a tutti!
Maria Stella Bottai, Antonella Sbrilli
(ultima modifica 11 marzo 2020 ore 19:00)