⌊Attività obbligatoria⌉
Quanto ai quadri di Casorati, di cui Terni ci portava le riproduzioni, mio padre non li poteva soffrire. – Sgarabazzi! Sbrodeghezzi! – diceva. La pittura, del resto, non lo interessava affatto. Andava, con mia madre, nei musei di quadri, quand’era in viaggio; accordando ai pittori ‘antichi’, come Goya o Tiziano, per il fatto che erano ormai universalmente riconosciuti, giubilati, una certa legittimità. Voleva però che quelle visite ai musei fossero rapidissime; e non permetteva a mia madre di sostare davanti ai quadri. – Lidia, vieni, andiamo! – diceva trascinandola via; aveva in viaggio sempre una gran fretta.
Anche mia madre, del resto, non s’interessava molto alla pittura: conosceva però Casorati di persona, e lo trovava simpatico. – Che bella faccia che ha Casorati, – diceva sempre. Siccome gli trovava una bella faccia, accettava anche i suoi quadri.
– Sono stata nello studio di Casorati, – diceva mia sorella rientrando.
– Com’è simpatico Casorati! che bella faccia! – diceva mia madre.
– Cosa diavolo va a fare la Paola nello studio di Casorati? – chiedeva mio padre, con cipiglio e sospetto. Mio padre temeva sempre che noi ci mettessimo in qualche ‘pasticcio’, e cioè che ci trovassimo intrappolati in oscure trame amorose; e dovunque vedeva minacce alla nostra castità.
– Niente, c’è andata con Terni. Sono andati a salutare la Nella Marchesini, – gli spiegava mio padre.
Il nome della Nella Marchesini, amica d’infanzia di mia sorella e che mio padre conosceva bene e stimava, bastava a rassicurare mio padre. La Nella Marchesini studiava pittura con Casorati, e la sua presenza in quello studio mio padre la considerava legittima.
Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, 1963, Einaudi, Torino, pp. 54-55
Natalia Ginzburg (1916-1991) pubblica Lessico famigliare nel 1963: nel libro racconta la “storia di una famiglia ebrea torinese nel ventennio fascista: un’autobiografia comunitaria ricostruita a partire dal gergo quotidiano dei Levi” (nome della famiglia d’origine della scrittrice, Ginzburg è il cognome del primo marito, Leone, ucciso in carcere dai fascisti nel 1944).
Il libro, che vince il Premio Strega nel 1963, è fatto di luoghi, fatti, persone reali, così come sono depositate nella memoria della scrittrice, che le fa emergere nella trama di una scrittura viva e sonora. Fra le persone che compaiono nella ricostruzione di un’epoca, si trova il pittore Felice Casorati, nato a Novara e stabilitosi a Torino nel 1918, dove fu un punto di riferimento nella vita artistica e intellettuale.