⌊Attività obbligatoria⌉
“Con la parola ‛informale’ si designarono subito tutti quei movimenti o quelle personalità che, dopo il formalismo delle più importanti avanguardie storiche, che aveva dominato l’arte fino al 1940-1945, riproposero nella pittura e nella scultura un primato dell’espressione in senso individuale, puntando sulla materia, sulla tensione gestuale e sul recupero di un’immagine ingenua, incolta o degradata. Il termine venne in uso in Europa, ma esso fu riferito anche, più o meno correttamente, all’action-painting e all’espressionismo astratto americani, nonché al tachisme, alla pittura materica, all’art brut, a quelle indicazioni date da Michel Tapié sotto il titolo Un art autre nel 1952, e perfino allo spazialismo e al nuclearismo. A prescindere quindi da una morfologia simile, ma anche da ogni dichiarazione di poetica, il termine coglie genericamente un’area il cui comun denominatore è soltanto il fare perno dell’artista su una situazione esistenziale, su una percezione individuale dei problemi anche oggettivamente tragici del mondo degli anni quaranta-cinquanta”
Questa definizione è tratta dal testo della storica dell’arte Marisa Volpi dedicato all’Informale, pubblicato nel 1978 nell’Enciclopedia del Novecento e accessibile on line nel sito Treccani: Informale.
Il testo accompagna con grande chiarezza fra i protagonisti di questa stagione artistica, partendo dalla crisi provocata dalla II guerra mondiale e toccando le esperienze europee e americane: ai fini della preparazione, si può scegliere di leggere il paragrafo 1 (Introduzione), il paragrafo 2 (L’informale in Europa) o il paragrafo 2 (L’informale in Nordamerica).