L’Unesco come metodo di studio. Il debate per la storia dell’arte.

Durante un soggiorno di studio all’Università di Helsinki, nella mitica Finlandia tanto citata quando si parla di modelli educativi, mi sono imbattuta nella Debating society. Si tratta di associazioni molto presenti nel Nord Europa che promuovono “critical thinking and reasoned discourse”, l’arte oratoria, prendendo in prestito una tradizione britannica.

Nelle aule scolastiche ci si rende conto spesso di quanto sia carente nella preparazione degli studenti la capacità di esporre e argomentare – sia in forma orale che scritta – e sono arrivata a pensare che ci vorrebbe una debating society per ogni scuola. La proposta che ho fatto alle mie classi del liceo artistico Angelo Frammartino di Monterotondo (Rm) è stata di provare a mettere su una mini sessione di debate (all’inglese), avente per oggetto qualcosa che avevamo studiato nelle ore di storia dell’arte, con lo scopo di approfondire un argomento e sviluppare l’eloquenza, magari provando a superare la timidezza, già che ci siamo.

Per farlo ci siamo appoggiati a una database immenso di risorse, spesso usato in aula, che è il sito dell’Unesco nella parte relativa alla lista dei siti patrimonio dell’umanità.
Studiando la pittura rupestre, per fare un esempio, abbiamo guardato insieme le pagine relative alla Val Camonica (nella foto, presa dal sito Unesco), visto il materiale documentario allegato, letto i criteri che hanno portato all’ingresso del sito nella lista dei beni dell’umanità, motivazioni dotate di una sintesi e di una chiarezza che rappresentano già di per sè un obiettivo didattico.  Senza contare l’importanza del lavoro fatto in lingua straniera, in questo caso l’inglese, una risorsa anche per l’insegnamento in modalità CLIL.
(ps c’è anche il sito in italiano ma non lo dite! Prima che se ne accorgano avranno già svolto il loro compito in lingua inglese).

Sulla base della scheda della Val Camonica, la classe è stata divisa in gruppi di 3 o 4 persone e a ogni gruppo è stato assegnato un sito o un bene che ambisce, nella nostra finzione, ad entrare nella lista Unesco del prossimo anno. Ogni gruppo poteva utilizzare il libro di testo, cellulari e tablet personali (BYOD), o il computer dell’aula connesso a internet, per cercare informazioni aggiuntive e preparare una presentazione orale breve ed efficace. E’ cruciale che ogni membro del gruppo abbia un compito, per evitare la tentazione di far fare tutto al più bravo, e per far sì che questo avvenga trovo utile dare loro un tempo limitato, che gestisco con il mio cellulare avvisandoli quando mancano 5 o 10 minuti.

Alla fine, ogni gruppo manda il suo rappresentante alla Lim dove, davanti alla foto dell’oggetto da tutelare bene in vista, presenta le ragioni per cui sostiene che possa essere candidato per la prossima lista Unesco.

Un momento di attenzione: questo aspetto è fondamentale. Non viene richiesta una descrizione di quello che tutti vediamo sullo schermo, ma le ragioni per cui quel quadro, quei sassi, quel palazzo, quella sedia potrebbero essere di interesse collettivo, che è un po’ come chiedergli perchè quell’opera si trova sul libro di testo.

Alla fine della presentazione il relatore torna al posto e lascio qualche minuto per domande e chiarimenti da parte degli altri gruppi concorrenti. A questo punto sarebbe un trionfo se a rispondere fossero gli altri membri del gruppo relatore, e non solo lo studente che è stato spedito alla lavagna, non sempre di sua piena volontà. Ma accontentiamoci.

Ascoltati tutti i gruppi e tutti i dibattiti che sono seguiti alle presentazioni, il presidente della commissione Unesco, che in genere sono io per ovvie ragioni di imparzialità (ma la prossima volta proverò a coinvolgere gli studenti anche in questa fase), prende la sua decisione sulla base di una motivazione che quasi sempre è legata all’efficacia dell’esposizione (adoro quando creano persino slogan o loghi per le loro mini campagne).

Gli amici della Debating society sarebbero d’accordo con questo sistema? Non lo so, poichè non seguiamo strettamente in classe le regole del debate, ma ho trovato che è un metodo che funziona per noi, e mi permette di far conoscere agli allievi questo bellissima realtà della nostra rete che è il sito Unesco.

MSB