Docimologia e pagelle surrealiste: un link di Martina Antonini

L’ incontro tra la docimologia e il Surrealismo può sembrare alquanto bizzarro, un’accoppiata surreale, scusate il gioco di parole, come la Hawaiian pizza.
La prima, la docimologia  – dal greco δοκιμ(άζω), esaminare – è un ramo della pedagogia che studia i sistemi di valutazione in ambito scolastico (per approfondire l’argomento, si può leggere qui su Art-usi il post di Maria Stella Bottai), mentre il secondo, il Surrealismo, è una delle avanguardie artistiche del primo Novecento.
La possibilità di collegare i due termini mi è venuta in mente connettendo le lezioni sul Gioco nell’arte contemporanea della prof.ssa Antonella Sbrilli (Sapienza, 2020) e quelle di Didattica della Storia dell’arte della prof.ssa Bottai nel medesimo Ateneo: in queste ultime, sono emersi i temi  della valutazione e della storia della docimologia, coeva alle avanguardie; nel corso sul Gioco, la trattazione dei giochi surrealisti contemplava le jeu de la notation scolaire, che consisteva nel dare i voti, in una pagella immaginaria, a protagonisti della scena artistica, storica e politica.
Da qui, la mia proposta di accostarli.
Il gruppo degli artisti intorno ad André Breton si serviva di tale système scolaire sia come forma di intrattenimento collettivo, sia per rappresentare in modo eloquente ed efficace il punto di vista di ciascuno su varie tematiche sociali e culturali:  letteratura, piaceri quotidiani, interessi erotici (numerosi esemplari autografi sono rintracciabili al link andrebreton.fr.)
La scala della valutazione solitamente andava da -25 a 25 (oppure da -20 a 20), dove -25 esprimeva l’avversione massima e 0 l’indifferenza assoluta.
Si ritrova in questa pratica quel carattere di “sfida e provocazione” che – come scrive Arturo Schwarz nel catalogo Dada e Surrealismo riscoperti del 2009 – i Surrealisti riconoscevano nel gioco, un’attività che  “segna un momento d’indipendenza assoluta ed è anzitutto una rivolta dello spirito e dell’inconscio contro i condizionamenti della società e della vita”.

Il gioco della pagelle appare per la prima volta nel marzo del 1921, nel numero 18 della rivista Littérature, che era stata fondata da Breton e Soupault nel 1919. Le votazioni, espresse fra gli altri da Eluard, dagli stessi Breton e Soupault, da Tzara e Aragon, riguardano i nomi più celebri della letteratura, delle scienze, della politica e delle arti del tempo.
“Ci teniamo, d’altra parte – scrive Breton nel 1921 – a rimarcare il fatto che noi non proponiamo una nuova scala di valori, ma il nostro scopo è quello non tanto di valutare quanto di declassare”. Si comprende bene come il concetto di pagella surrealista sia parodistico e come nel Jeu de la notation scolaire, l’idea di libertà e di vivacità divengano una presa di posizione sociale e politica: la libertà come elemento fondamentale per i Surrealisti e il gioco come “azione libera per eccellenza” (Breton, L’un dans l’autre in Medium n°2, 1954).
Ma perché la scelta ricadde proprio sulla pagella?
Da quando fu introdotta nel sistema scolastico, la pagella porta con sé memorie infantili di traumi e successi, punizioni e rivalse.  Si presta dunque a un gioco di ruolo (nell’accezione della categoria della mimicry di Roger Caillois) e di ribaltamento del ruolo, che trasforma chi gioca da valutato a valutatore.
Come si evince dalle tematiche che si celano dietro le jeu de la notation scolaire, il momento ludico è in grado di testimoniare i valori e i cambiamenti della realtà circostante.
Nei primi anni del Novecento, in Francia come in tutta Europa, avvengono delle grandi trasformazioni nei sistemi scolastici. Psicologi, pedagogisti ed educatori divengono protagonisti dei mutamenti dei sistemi educativi. Negli anni ‘20 in Francia si sviluppa la docimologia – il termine è introdotto dallo psicologo Henri Pieron -, cioè lo studio critico volto al miglioramento del sistema di valutazione e votazione scolastica. La pagella stessa o meglio le livret scolaire, diviene oggetto di revisione e questo avviene contestualmente alla creazione delle pagelle surrealiste.
Il cerchio, se non si chiude ancora, per lo meno si stringe un po’ su questo incontro che all’inizio sembrava così insolito: quando i Surrealisti propongono le loro pagelle, in Francia cominciano i primi dibattiti sulla docimologia.
Edouard Claparède, psicologo e pedagogista svizzero trasferitosi in Francia, parla di valutazione degli studenti al Congresso di igiene mentale tenutosi nel giugno del 1922 a Parigi. Caso vuole che sia Claparède sia André Breton siano stati entrambi allievi del famoso neurologo Joseph Jules Déjerine, professore di storia della medicina e di patologia interna a Parigi dal 1901 e presidente della Clinique des maladies du système nerveux dal 1910 al 1917.
Sebbene André Breton avesse abbandonato gli studi di medicina nel 1920, è indubbia la sua passione per la psicologia e la neurologia e i suoi contatti con gli studiosi dell’epoca.
Non possiamo sapere con certezza assoluta se Claparède e Breton si fossero mai conosciuti o se Breton fosse presente al congresso del 1922 ma sicuramente le tematiche docimologiche, collegate ai cambiamenti a livello delle istituzioni scolastiche, erano rilevanti e potevano essere intercettate dai Surrealisti.

 

In realtà, se oggi possiamo partire dall’analisi di un gioco per compiere una riflessione sul rapporto tra una disciplina pedagogica e un movimento artistico è sicuramente grazie “all’impudente gusto interdisciplinare” di studiosi come Johan Huizinga, Jean Piaget, Roger Caillois e Gregory Bateson, che hanno dimostrato l’importanza del gioco come costante sostanziale dello sviluppo culturale. Il gioco come cardine ma anche e sempre come “azione libera per eccellenza”: mettersi in gioco è uno studio e stare al gioco è un’espressione d’arte.
Martina Antonini