Il 7 marzo 2019 è ripartita la serie Dago in the Sky sul canale Sky Arte, la quarta stagione delle ‘letture’ della società contemporanea a cui ci ha abituati il popolare giornalista Roberto D’Agostino, qui coadiuvato dall’autrice Anna Cerofolini.
Ne parliamo perchè la puntata iniziale è stata dedicata ai videogames,
forse l’espressione artistica più eccitante dei nostri tempi (…) la reincarnazione della mitologia al tempo della tecnologia.
33 minuti la durata dell’episodio, dall’apparato visuale e dalle scelte musicali accattivanti, fino a diventare un tutt’uno con i contenuti.
Passano in rassegna alcuni tra i videogiochi più celebri e i loro autori Roberto Dagostino, acuto decodificatore di fenomeni di massa; Gianluca Marziani, critico d’arte, che legge i videogames come le fiabe in azione del Novecento; Jaime D’Alessandro, giornalista di Repubblica, specializzato in tecnologia e cultura digitale, che racconta l’evoluzione dei videogiochi e il dietro le quinte della loro nascita; Federico Ercole, giornalista del Manifesto, che traccia relazioni visive tra videogiochi e artisti, quali Hokusai, de Chirico, la street art.
Particolare attenzione è stata data ai rapporti con la storia dell’arte, un dialogo ormai consolidato, come vi avevamo raccontato in un precedente post qui.
Tra gli spunti della puntata alcuni riferimenti alla cultura del Cinquecento, quando nasce convenzionalmente la modernità, ai fumetti, alle identità cangianti che si assumono in rete, ai pubblici, anzi, i fan, dei videogames e all’intelligenza artificiale.
I videogames hanno conquistato il nostro immaginario perchè rappresentano un modello ridotto ma fedele della complessità della vita di oggi, più efficacemente del cinema, della televisione, e degli altri codici della cultura di massa.
La serie è co-prodotta con Intesa Sanpaolo.
(le citazioni di Roberto D’Agostino qui riportate sono tratte dalla puntata).