Marcel Duchamp, Tu m’, 1918, New Haven, Yale University Art Gallery
Esplora l’immagine per entrare nei dettagli (e negli enigmi) di questo dipinto, il cui titolo è l’inizio di una frase da completare, per esempio “Tu m’ennuies”
Ombre di ready-made
Realizzata da Duchamp su commissione della mecenate americana Katherine Dreier nel 1918, questa tela riassume - come in un inventario - alcune delle opere dell'artista e anche - come in un trattato - diversi modi di rappresentare la realtà nell'arte. Ben visibile è la presenza dei "ready made", le opere fatte con oggetti trovati: Duchamp disegna le ombre allungate della Ruota di bicicletta (1913) e di un cavatappi (un ready made progettato), mentre verso la destra della tela, si riconosce la sagoma del Poggiacappelli, del 1917 (esplora la zona corrispondente).
Ombra del Poggiacappelli
In questa zona del dipinto è visibile l'ombra allungata di un altro "ready made" di Marcel Duchamp, il Poggiacappelli (1917). Come accade per la Ruota di bicicletta, attaccata sottosopra su uno sgabello, o per l'Attaccapanni inchiodato per terra, anche il Poggiacappelli va incontro a un rovesciamento di posizione e qui sembra fluttuare nell'aria. L'ombra dipinta interseca una struttura di segmenti colorate, cerchi e linee ondulate, in cui si riconoscono i profili delle sagome di "Trois stoppages etalon" ("Tre rammendi tipo", vedi la zona esplorabile corrispondente, sulla sinistra del quadro).
Manina che indica
Per dipingere la manina con l'indice puntato verso la destra del quadro, Duchamp coinvolse un pittore di insegne, di nome A. Klang. Il dettaglio della manina che indica un punto di interesse era usato nell'editoria (si trova per esempio nel Manifesto Dada 1918), nella grafica pubblicitaria, nella cartellonistica. La scelta di non dipingere personalmente questo dettaglio, ma di delegarlo a un pittore "commerciale", è un altro indizio della complessità di quest'opera. Duchamp espone le tante facce del fare arte - rappresentare, illudere, replicare, decorare - usando i mezzi della pittura, gli oggetti, la propria mano e quella di altri del mestiere.
Serie di campioni di colori
Una serie di riquadri colorati, disposti in prospettiva, partono da quello che è approssimativamente il centro della composizione, il riquadro giallo, "fissato" alla tela da un bullone. Vista la destinazione del dipinto nella biblioteca della committente Katherine Dreier, si pensa che questa fuga di forme colorate alluda alla varietà dei libri sugli scaffali. Ma si può trovare un riferimento anche ai campionari di tinte dei negozi di pittura: in ogni caso, questo dettaglio non fu dipinto da Duchamp, ma delegato da lui all'artista Yvonne Chastel. (Vedi anche il dettaglio con la manina nella zona corrispondente).
Sagome dei "Rammedi tipo"
In questa zona della tela, Duchamp riproduce le sagome di un ready-made dal titolo "Trois stoppages etalon", "Tre rammendi tipo"(1913-14). Secondo quanto racconta l'artista, le sagome di legno riportano le forme di tre fili lunghi un metro fatti cadere da un'altezza di un metro.
In "A proposito di me stesso", Duchamp spiega che "Questa esperienza fu realizzata nel 1913 per fissare e conservare forme ottenute dal caso (hasard), dal mio caso". Il tema della casualità nella pratica artistica si ritrova nel corso del XX secolo, in ambito concettuale e Fluxus.
Strappo e spille da balia
Uno strappo sulla tela è rappresentato in maniera illusionistica, secondo la pratica antichissima del "trompe-l'oeil" (inganna l'occhio). In questo caso, chi guarda la tela è ingannato a più livelli, poiché le tre spille da balia, che sembrano riparare lo strappo, sono vere. Duchamp espone con questi esempi quanto sia ambigua la distinzione fra realtà oggettiva e rappresentazione, fra riconoscimento e illusione, fra esperienza e cognizione. Questi temi sono ripresi nel corso del XX secolo dall'arte concettuale, che considera Duchamp un apripista.
Scovolino da bottiglia
Insieme a un bullone e alle spille da balia, lo scovolino per pulire le bottiglie è un oggetto reale, che Duchamp inserisce in aggetto sulla tela. Sporgendo dalla superficie, proietta un'ombra, che si affianca alle ombre dipinte dei ready-made.