“Parlate in pubblico solo delle cose che avete veramente contribuito a sviluppare e che escono realmente dalla vostra testa”: è il secondo dei consigli che si leggono nel libro Manuale del buon dirigente e del buon funzionario di Antonio Lampis (2024), alla voce Autenticità. E rappresenta bene la filosofia di fondo di questa pubblicazione e del suo autore, la cui lunga esperienza nella pubblica amministrazione lo ha portato dalla Provincia autonoma di Bolzano al ruolo di Direttore generale dei Musei per il Ministero della cultura (2017-2020) e poi di nuovo alla direzione del Dipartimento della cultura italiana della città altoatesina, dove è anche vicepresidente della Libera Università.
Fra le tante iniziative da lui curate, ricordiamo la serie di mostre multimediali al Centro Trevi (via dei Cappuccini, Bolzano) svoltesi dal 2012 al 2019 e la cui documentazione è raccolta nel volume Nel Cerchio dell’arte (Mimesis).
Per condensare anni di competenza, di pratica e di visione dirigenziale, Lampis ha scelto una strada peculiare per formato e per stile: un agile lessico di 56 parole per altrettanti concetti, sviluppati in paragrafi di lunghezza variabile, presentati in ordine alfabetico e affiancati dalle illustrazioni di Luca Dal Pozzolo.
Fra la prima voce Assunzione (come un/a dirigente debba accogliere una persona nuova e presentarla allo staff) e l’ultima voce Zelo che raccomanda – sulla scorta di Talleyrand citato da De Gaulle – di farne un uso moderato, scorre la selezione dei termini.
La voce più breve è dedicata al Bar e consiglia attenzione alle conversazioni che vi si tengono. La voce più lunga è dedicata al Palazzo, attinge da un editoriale che lo stesso Lampis aveva pubblicato in passato e presenta una lucida analisi dei ruoli delle assemblee, dei governi, degli uffici e dei cittadini stessi, corredata da una acuta galleria tipologica di Politici e Dirigenti, dal “politico puro” al “politico funzionario”, dal “dirigente super-specialista” al “the new public manager”, ogni figura un nodo della rete complessa che unisce politica e amministrazione.
L’ordine alfabetico mescola inesorabilmente la gerarchia fra le parole, così che la trattazione della Cross-cultural communication (un utile vademecum di etichetta internazionale) capita subito dopo i consigli sulla Cravatta, e la voce Riunioni (consiglio: “fatele sempre brevi”) è seguita dal temine Scarpe, intese come calzature da scegliere giudiziosamente, ma anche come parte del modo di dire “fare le scarpe”: e qui l’autore mette in guardia i malintenzionati dal compiere scorrettezze che lasceranno memoria lungo tutta la carriera.
Non mancano voci di taglio universale, la cui validità sconfina dagli uffici amministrativi e dalle cariche dirigenziali: pensare attentamente a chi coinvolgere in/per Conoscenza nelle comunicazioni; redigere dei Memo concisi (massimo otto righe) di quello che si fa; saper dire Grazie.
Alla lettera I, dopo Integrità (“non va confusa con la testardaggine”), si affaccia anche la voce Intelligenza artificiale, traccia degli interessi dell’autore per l’evoluzione costante della tecnologia e occasione di una riflessione profonda che si appoggia al gioco concettuale fra naturale e artificiale, riportata anche nella bella recensione di Silvia Mazza (Finestre sull’Arte, 12/3/2025).
In ogni pagina, i disegni di Dal Pozzolo intercettano il nucleo visualizzabile delle voci e lo calano nell’ambiente ufficio: il pacioso impiegato semplice Bristow di una celebre striscia a fumetti britannica è diventato qui un figurino slanciato, con la testa metafisica, una tendenza alla sagoma statistica e diversi dettagli iconografici del mestiere.
Il manuale di Lampis è un libro ad accesso random, che si può sfogliare nell’ordine che si preferisce, compresa l’apertura casuale, si può esplorare in cerca di riferimenti normativi e incontrare una ben dissimulata citazione di Apollinaire.
La quota di divertimento evocata nell’introduzione e nella quarta di copertina è rispettata, grazie a uno stile che alla relazione oggettiva e all’opinione precisa coniuga una vena aforistica e il ritmo di chi pensa sempre a chi leggerà il testo.
In chiusura, alcune pagine bianche invitano ad aggiungere le proprie parole, scrivendole sulle righe ancora vuote. Scorrendo l’indice, ci si accorge che delle 21 lettere del nostro alfabeto sono rimaste disponibili l’H, la L e la Q: vengono in mente i termini Qualità, Linguaggio e Help.
Sono tre concetti già presenti in tralice in altre voci e nella ratio stessa di questo manuale, che cerca di aiutare a ricostruire il puzzle di amministrare qualcosa nel tempo, in relazione agli altri, grati per i consigli che a volte – sempre più raramente – capita di ricevere.
Antonio Lampis, Manuale del buon dirigente e del buon funzionario. Alcuni garbati consigli a giovani colleghe/i, Illustrazioni di Luca Dal Pozzolo, Editrice Bibliografica, Milano 2024.