Paul Cézanne, La pendola, 1867-69, collezione privata
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Quadrante dell'orologio
L’orologio - oltre ad essere lo strumento per scandire l’ora in un mondo analogico - era una parte importante del mobilio nelle case borghesi dell’Ottocento, collocato spesso all’ingresso o nel salotto, sulla mensola del camino.
Non è il primo dipinto di Cézanne in cui fa la sua comparsa un orologio nero, addossato a una parete. Pochi anni prima, l’artista francese aveva dipinto lo stesso oggetto, ma in questo quadro ciò che colpisce e resta in mente è l’assenza delle lancette. La loro mancanza è interpretata come ricerca di permanenza, congelamento della scena in una dimensione senza tempo: segno di riflessione su temi profondi, non privi di dimensione simbolica.
Rainer Maria Rilke, in una delle sue lettere alla moglie da Parigi, è colpito dal rosa lattiginoso del vaso di vetro appoggiato all'orologio scuro e dai riflessi di entrambi nello specchio retrostante.
Conchiglia
La grande conchiglia appoggiata a sinistra sul tavolo appartiene alla specie Strombus Gigas: presente nei mari tropicali, può raggiungere i 30 centimetri di lunghezza e i 3 chili di peso. Veniva usata a scopi ornamentali, come testimonia la sua presenza in questo interno. Prosegue anche nell’Ottocento - alle soglie di tanti rivolgimenti nel gusto, nell’arredo, nella pittura - la tradizione per il collezionismo di oggetti bizzarri, segni della creatività della natura.
Il poeta boemo Rilke, che vide questo quadro nel 1907, la descrive come "una grande barocca conchiglia di tritone, strana e singolare alla vista, con la sua imboccatura liscia e rossa girata verso l'esterno".
Limone
Il limone costituisce una nota di giallo acceso che bilancia i due colori base di questo dipinto: il nero della pendola e dello sfondo, e il bianco smagliante della tovaglia e della tazza. Cézanne ha una grande capacità di manipolare le materie cromatiche, che si riallaccia alla tradizione della natura morta francese (per esempio quella di Chardin) e ai formidabili dipinti di fiori e frutta di Manet.
Panno bianco
Il panno spiegazzato, che copre la mensola, occupa una gran parte del dipinto di Cézanne, rivelando con quanta perizia il pittore sappia usare il bianco in relazione al contesto.
Il poeta Rilke, che vide vide questo dipinto alla retrospettiva su Cézanne del 1907 al Grand Palais, scrive: "Le sue nature morte sono così meravigliosamente occupate con se stesse. Anzitutto il panno bianco spesso impiegato, che si intride del colore locale predominante, e poi le cose che vi sono collocate, le quali ora, ognuna di tutto cuore, si esprimono e si abbandonano. L'uso del bianco come colore gli è stato fin dal principio naturale: rappresentava con il nero entrambi i limiti estremi della sua vasta tavolozza, e nel bellissimo insieme di una mensola di caminetto di pietra nera, con la sua pendola, il nero e il bianco (quest'ultimo di un panno che copre pendendo una parte del piano) si comportano del tutto da colori accanto agli altri colori. (...) Nel panno bianco si stagliano chiari una tazza da caffè con un marcato orlo blu scuro, un limone fresco e maturo, un calice di vetro molato col bordo tagliato a smerli" (Rilke, 1907)