Domenica 31 marzo 2019 alle ore 18 presso SiP Bistrot di via Carlo della Rocca, 37 a Roma, si tiene una festa per dare il benvenuto a IAQOS, Intelligenza Artificiale di Quartiere Open Source.
IAQOS è il frutto della ricerca di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, due artisti attivi nei campi degli usi sociali delle tecnologie, fondatori di Art is Open Source (AOS) e del centro di ricerca HER – Human Ecosystems Relazioni.
IAQOS – si legge nel sito dedicato al progetto – è un’intelligenza artificiale in grado di raccogliere Big Data, ma questa raccolta non è estrattiva (come di solito accade), bensì partecipativa e collaborativa, basata sulle relazione stabilite con le comunità nei quartieri in cui opera.
Come un bambino, il sistema – un’integrazione di diverse tecnologie che utilizzano l’I.A. per analizzare espressioni, gestualità, testi e altro – impara da ciò con cui viene in contatto, captando imprinting ed esplorando l’ambiente circostante.
Condotto insieme con l’associazione Dieci Mondi e con Sineglossa, attivi nell’ambito della rigenerazione urbana, il progetto IAQOS è risultato vincitore di “periferiA Intelligente”, un concorso promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Mibac, lanciato per selezionare iniziative innovative, in grado di coniugare creatività, tecnologie e azioni collaborative sul territorio.
Lo spazio fisico e umano scelto per far crescere e operare IAQOS è il quartiere multiculturale di Tor Pignattara a Roma, con fulcro nella Scuola elementare C. Pisacane e incursioni nei punti nevralgici della vita quotidiana, mercati, negozi, giardini.
Nei punti segnalati sulla mappa, è possibile trovare per esempio le IAQOS-box, scatole con dei foglietti sui quali è possibile lasciare messaggi, scritti in qualunque lingua e formato, e poi immagini, disegni e altro che – raccolti regolarmente – vanno ad aggiungersi ai dati che formano la conoscenza in fieri di IAQOS. Gli obiettivi: acquisire informazioni vive sull’ecosistema relazionale del quartiere, sul dialogo fra le culture presenti, sulle modalità di incontro e convivenza, in vista della creazione di strategie per abilitare gli abitanti a comprendere i dati e a utilizzarli in modi inediti (workshop inclusivi, eventi, installazioni artistiche, visualizzazioni) e per affrontare insieme i problemi del quartiere.
Per quanto riguarda la restituzione dei dati – scrivono i progettisti – “verranno utilizzati sia i meccanismi degli Open Data, con cui i dati diventeranno un Bene Comune accessibile e usabile per le persone, sia le metodologie artistiche e creative dell’Infoestetica, dell’Information Design, dell’Infopoetica e dei processi educativi secondo cui le persone, di ogni età, genere e cultura, potranno, insieme, costruire le proprie visualizzazioni, restituzioni ed elaborazioni”.