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Per approfondire da un punto di vista letterario il dialogo fra arte giapponese e arte europea – molto importante per gli sviluppi dell’Impressionismo e delle avanguardie – si presenta un romanzo dello scrittore giapponese Yasunari Kawabata (1899-1972, Premio Nobel per la Letteratura nel 1968).
Il romanzo Arcobaleni di Kawabata (1950-51) parla a lungo del dipinto La primavera di Jean-François Millet e testimonia come – dopo la II guerra mondiale – in Giappone fossero molto apprezzati i pittori di Barbizon, gli Impressionisti e Van Gogh. Come sappiamo, questi artisti furono colpiti dalle stampe giapponesi del genere Ukiyo-e (immagine del mondo fluttuante), i cui autori (Hiroshige, Hokusai, Utamaro) a loro volta erano stati influenzati dalle incisioni che illustravano i libri scientifici europei, in un gioco di rimandi e di reciproche influenze di cui tratta il capitolo “Vicino e lontano” del libro in programma di Kirk Varnedoe, Una squisita indifferenza.
Ma veniamo al romanzo Arcobaleni: il protagonista maschile, un architetto che trasforma vecchie residenze in alberghi termali, durante un viaggio a Parigi con la moglie ha reso omaggio ai grandi pittori francesi della natura, riportando con sé una riproduzione della Primavera di Millet. Appesa per anni nella camera della consorte ora morta, ricompare nella stanza d’ospedale dove è convalescente una delle sue figlie, Asako. L’uomo ha altre due figlie, avute tutte da donne diverse. Questo intricato labirinto di rapporti familiari provoca tensioni e rimpianti, ma anche l’inquieta voglia di vivere nell’attimo presente. E il quadro di Millet, con la sua atmosfera umida e cangiante, la delicatezza dei fiori nella luce di temporale, e soprattutto il suo esotismo occidentale, produce nei protagonisti la sensazione di poter iniziare una nuova vita. L’arcobaleno che compare in un angolo del quadro è un elemento chiave dell’intera storia. Il romanzo era cominciato infatti con un arcobaleno vero, contemplato da Asako da un treno sulla sponda del lago di Biwa. Altri arcobaleni seguono, che danno il titolo al libro e sono citati esempi di pittura e grafica giapponese con il medesimo soggetto.
Eccone alcuni brani, in cui è presente il quadro di Millet:
Era già autunno quando Asako poté finalmente uscire dalla clinica. Aveva contemplato tutti i giorni un arcobaleno dipinto, appeso alla parete della sua cameretta. Era la riproduzione a colori della Primavera di Millet. […]
È una delle riproduzioni di dipinti famosi che ho comprato durante il mio viaggio in occidente. Le altre le ho regalate, ma questa l’ho tenuta perché piaceva alla mamma.
– “Piaceva alla mamma?”
– “Sì. Ecco perché l’ho incorniciata e l’ho appesa nella sua camera”.
Asako si sedette nel letto. “Piace anche a me…” disse fissando la riproduzione e pulendone il vetro con la mano. “C’è un piccolo arcobaleno in un angolo del dipinto. E questi sono fiori di melo?” […] L’arcobaleno nasceva in alto a sinistra e terminava idealmente fuori dal quadro. Pareva un augurio affinché la rinascita primaverile della natura si prolungasse.
Yasunari Kawabata, Arcobaleni (Niji ikutabi 1950-51), tr. it. L. Origlia, Tea 1994, pp. 137 ss