Dopo il post su Arte e complessità che abbiamo pubblicato per accompagnare il Festival della Complessità 2019 al Macro Asilo di Roma
Arte e (iper)complessità. Un festival, un libro, gli artisti.
torniamo sul tema per proporre alcuni siti utili (e divertenti) da sfogliare.
Oltre al portale Noemalab, la rivista che da quasi venti anni tratta di cultura, scienze e tecnologie, e al sito del Complexity Education Project che abbiamo più volte citato in questo blog, segnaliamo la pagina web di Lev Manovich, professore alla City University of New York, autore de The Language of New Media (2001) tradotto in italiano Il linguaggio dei nuovi media (Olivares, 2002). Da diversi anni Manovich ha reso disponibili online i suoi studi su analisi e visualizzazione dei dati nel campo delle Digital Humanities, come per esempio l’estetica creata dall’Intelligenza Artificiale e dai social network quale Instagram, su cui si basa il progetto Selfiecity. Nel campo della Storia dell’arte i suoi studi su Van Gogh sono un esempio di quali nuovi metodi di ricerca si possono presentare a chi decida di percorrere la strada dei big data.
Con il suo saggio Data Science and Computational Art History, che illustra come l’analisi quantitativa di grandi masse di dati (data mining) possa essere applicata allo studio di artefatti e processi artistici e culturali (Cultural Analytics), Manovic apre il primo numero della rivista “International Journal for Digital Art History” (2015), dedicata a questo tipo di approcci.
Un altro sito da consultare è il Visual complexity di Manuel Lima, autore di un noto Book of Trees basato, come dice il titolo, su datavisualization che rielaborano le grafiche ad albero e del Book of Circles. Visualizing Spheres of Knowledge (2017), un percorso lungo migliaia di anni di “circular information design”. La sua capacità di trasformare i dati in rappresentazioni quasi pittoriche attinge anche alla tradizione delle illustrazioni e della grafica vintage. Sul sito sono raccolti esempi di mappe, grafiche e interfacce esistenti online. Quella scelta per accompagnare questo articolo è il progetto Glocal di Jer Thorp sulla fotografia.
Fra gli artisti in prima linea nella ricerca sul campo della visualizzazione di masse di dati e relazioni complesse, ci sono Salvatore Iaconesi e Oriana Persico: col nome collettivo di AOS (Art is Open Source) lavorano a progetti che mettono in risonanza algoritmi, Intelligenza artificiale, reti ed ecosistemi, muovendosi fra una visione globale dei cambiamenti in corso e concrete attività locali in quartieri di Roma.
Mentre la galleria di riferimento, che presenta selezioni internazionali di visualizzazioni di dati, è WildMazzini di Torino. Al momento – a causa dell’emergenza sanitaria – le attività in situ sono sospese, ma la galleria si può seguire sui canali social, in attesa di nuove proposte che mostrino come l’elaborazione dei dati coniughi percezione, cognizione, estetica e comunicazione.
Infine, ci piace inserire qui l’ebook Art at Times di Lulalabo realizzato per la Fondazione Sandretto. L’indice riorganizza la collezione della Fondazione attraverso un menu eterogeneo ma immediatamaente comprensibile, attraverso cui si navigano molteplici identità dell’arte (il medium, il museo e il fuori museo, lavoro, politica, bellezza, processi, ecc.)