A Pechino l’Università di Tsinghua ha creato Hua, una studentessa animata da Intelligenza Artificiale. Nel presentarsi, Hua ci fa sapere che è stata educata all’arte, ci mostra i suoi lavori pittorici e ci informa che anche la musica del video è stata da lei composta; poi sembra voler rassicurare – forse i suoi stessi docenti? – che ha ancora tanto da imparare.
Come si insegna a un algoritmo? Dal punto di vista tecnico viene fornita una biblioteca (library) di dati per istruire il software, e ampie sono le applicazioni dell’AI nel campo della formazione. Ma verrà forse il momento in cui i docenti di materie non scientifiche – non i tecnici, gli informatici, gli scienziati – formeranno le macchine trasmettendo conoscenze, connessioni, strumenti, soluzioni. E magari questo avverrà proprio in classe, nelle scuole, insieme a studenti e studentesse in persona.
Enormi sono i cambiamenti che sta vivendo il mondo dell’istruzione e della formazione, soprattutto in seguito alla pandemia che ha accelerato i processi di digitalizzazione. (Sul tema delle trasformazioni dei metodi di formazione in ambito superiore segnaliamo il paper di Susanna Sancassani, esperta di digital learning al Politecnico di Milano, per la rivista Digital Politics de Il Mulino.)
Le strade sono tracciate e il futuro qui ipotizzato è più vicino che mai. Possiamo dire che non ci sono e non ci saranno più gli studenti di una volta.
*Queste riflessioni sono scaturite da alcuni incontri sul tema dell’AI e dei big data con Valerio Eletti, Antonella Sbrilli, Massimo Conte, che ringrazio per i preziosi scambi.