⌊Attività obbligatoria⌉
Da Rosati a Piazza del Popolo era normale incontrare Moravia, Pasolini, La capria, Parise, Schifano, Pascali, che ancora non si era rivelato, e qualche meteora americana.
Gli americani preoccupavano molto questo piccolo gruppo di pittori in seguito riconosciuto come la Scuola romana: la Pop Art non era ancora esplosa, ma gli americani si esprimevano con molta libertà, e poi governavano il mercato. ⌊…⌉
Ma quello fu anche l’anno della Pop Art alla Biennale di Venezia. Il ciclone americano irrompeva in Italia creando malumori, sconcerto ed entusiasmo. Vi partecipavano anche Angeli, Schifano, Festa e Giosetta Fioroni. Molti critici tuonavano contro la Pop Art, le opere di Rauschenberg, di Oldenburg, Lichtenstein, scandalizzavano i pittori figurativi e la Curia veneziana. L’Osservatore Romano definiva i lavori pop: “grotteschi rottami e cianfrusaglie da ripostiglio, con l’aggiunta di allusive, indecorose ostentazioni che offendono la sensibilità morale”. ⌊…⌉
Anche i pittori protestavano, soprattutto quelli della generazione anni Cinquanta, gli astrattisti insomma, mentre quelli della Scuola di Piazza del Popolo non si sentivano distanti dagli americani, anzi, ricordo il sincero divertimento dei mie amici, di fronte alla macchina da scrivere che si quagliava o al tubo di dentifricio di Oldenburg, adagiato come la sensuale Paolina di Canova. I nipoti di Burri, i fratellini di Manzoni, erano però spiazzati dalla brutalità del mercato, che per voce di Alan Solomon proclamava: “il centro mondiale delle arti si è spostato da Parigi a New York”.
Paola Pitagora, Fiato d’artista. Dieci anni a Piazza del Popolo, Sellerio, Palermo 2001