Metafisica. Quadri nei libri

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Oltre che pittore, Giorgio de Chirico fu un raffinato e originale scrittore, autore di testi poetici e di prose, fra cui il romanzo Ebdomero, scritto prima in francese (Hebdomeros. Le peintre et son génie chez l’écrivain, 1929), tradotto in italiano dallo stesso de Chirico e pubblicato nel 1942.
Come si legge nell’edizione La Nave di Teseo,  Ebdomero “è il romanzo-mondo di Giorgio de Chirico, espressione letteraria del suo immaginario visivo e artistico. De Chirico inventa un modo nuovo del narrare, che guarda alla libertà del surrealismo e alla potenza del montaggio cinematografico”.

Il protagonista, il cui nome è già un enigma (“fatto di sette parti”), attraversa scenari “reali e metafisici”, fatti di ricordi di città, piazze, case e stanze, di illustrazioni di libri, di visualizzazioni di sogni, di personaggi, e di tante opere d’arte.
Le pagine sono costellate di descrizioni di opere (ecfrasi): dipinti dello stesso de Chirico e di altri artisti sono rappresentati attraverso le parole e dissimulati nel testo. Ecco un esempio:

 

Benché l’autunno avesse spogliato gli alberi secolari, tutto quel vasto orizzonte rimbombava d’eternità.
Davanti ai santuari, ove sotto le pietre intangibili, finivano di marcire e di arrugginirsi le sacre armi d’Eracle, vegliavano guerrieri barbuti dal profilo purissimo e pieno di bellezza virile. Lungo i muri di mattoni, dal lato ove mai giungevano i raggi del sole, s’arrampicava l’edera e verdeggiava il muschio.

Giorgio de Chirico, Ebdomero, edizione Abscondita, Milano 2003 p. 19

Il brano è una traduzione verbale di un quadro dell’artista Arnold Böcklin, Il santuario di Ercole, 1884 (ora conservato alla National Gallery di Washington), inserita nella pagina per descrivere un luogo e un’atmosfera.
Böcklin è una fonte di ispirazione per de Chirico, soprattutto nei quadri del primo periodo, come La lotta di centauri (1909, Galleria nazionale d’arte moderna di Roma) e L‘enigma dell’oracolo (1910).

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