L’associazione Brain Circle Italia organizza incontri per il grande pubblico su temi scientifici legati ad aspetti di attualità, quali reti, finanza, complessità, neuroscienze, magia, telepatia, digitale.
Nell’ultimo appuntamento del ciclo La scienza e noi al Piccolo Eliseo di Roma il tema è stato la tecnologia blockchain (qualcuno dice ‘il’ blockchain), spiegata dall’esperto Renato Grottola che se ne occupa per il gruppo assicurativo DNV GL – Business Assurance, uno dei principali enti di certificazione a livello mondiale. Il video integrale dell’incontro lo trovate qui e qui
Letteralmente “catena di blocchi”, la blockchain è una struttura di dati condivisa e immutabile. Un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “pagine” (dette blocchi), concatenate in ordine cronologico e la cui integrità è garantita dall’uso di crittogrammi e algoritmi matematici. Il suo contenuto, una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile, a meno di invalidare l’intera struttura. La blockchain garantisce così a tutti la possibilità di disporre, in totale trasparenza, di dati registrati in archivi immutabili e di pubblico dominio. Una sorta di libro mastro digitale, senza la necessità di intermediari che ne garantiscano la validità.
La tecnologia blockchain, legata al funzionamento dei bitcoin, è sempre più impiegata in operazioni finanziarie, in quanto in grado di certificare la proprietà di un bene non più attraverso un’autorità (la banca, il notaio, un ufficio pubblico) ma attraverso una catena di informazioni trasparenti e crittografate, decentralizzate e immutabili nel tempo.
Alcune applicazioni sono già sul mercato e riguardano realtà del settore vitivinicolo e agroalimentare, ma anche il luxury, l’healthcare e l’automotive. Una tecnologia che influenzerà sempre di più la nostra vita quotidiana, in grado di cambiare il modo in cui si producono e distribuiscono beni consentendo un maggiore controllo diretto sulle filiere, ma con enormi potenzialità anche per cambiare il rapporto con la pubblica amministrazione.
Perchè ce ne occupiamo su Art’Usi? Perchè la blockchain si è già affacciata nel mondo dell’arte, in ausilio al mercato, e tramite un videogame. A parlarne al Piccolo Eliseo è intervenuto il fotografo Gabriele Giugni (qui sotto nella foto con Viviana Kasam, a sinistra, fondatrice di Brain Circle Italia, e Renato Grottola, al centro).
Giugni rileva le debolezze che emergono oggi allorquando si affronta la compravendita di un’opera d’arte:
- l’opacità dei dati anagrafici (autenticità, provenienza, passaggi di proprietà);
- la manipolazione dei prezzi da parte degli speculatori;
- il rapporto di fiducia: nei confronti dell’artista (ad es. quando si impegna a non produrre più copie di quanto dichiarato), verso l’ente che ne dichiara l’autenticità, ecc.;
- la durata nel tempo delle certificazioni che accompagnano l’opera (expertises, certificazioni di proprietà).
La tecnologia blockchain è da alcuni individuata come soluzione ai problemi sopra elencati. Inoltre permette l’anonimato degli acquirenti, questione non secondaria nel mondo del collezionismo.
La blockchain può essere applicata al mercato dell’arte anche attraverso le seguenti linee di utilizzo, continua Giugni:
- la Digital art o CryptoArt: ovvero l’arte creata ed esistente solo digitalmente. Di difficile possesso (un file, una stringa di codice, un algoritmo sono facilmente scambiabili e trasmissibili), grazie alla blockchain può essere certificata e commercializzata, garantendo anche all’autore una percentuale di vendita a ogni passaggio di proprietà;
- art business solution: procedure pratiche in ausilio al mondo del mercato dell’arte (provenienza, certificazioni, tutela della privacy, ecc.), a cui hanno accesso artista, intermediario e collezionista (Il Giornale dell’arte ha raccontato qui una prima sperimentazione in tal senso);
- tokenizzazione delle opere arte: ovvero la suddivisione in più parti di un bene unico. Ad esempio la possibilità di vendere un’opera in piccole parti a più persone, come una multiproprietà. Attraverso tale procedimento si possono saltare gli intermediari, abbassando il prezzo di un bene.
Spiega l’artista: se vendo un’opera in rete viene le attribuito un codice, identificato da una fonte, e immessa nel sistema. Il token viene trasferito al portafoglio del collezionista dal suo precedente proprietario. L’artista riceve una percentuale sulla transazione. Anche se venduta l’opera rimane sul mercato, visibile a tutti, ma solo un collezionista ha il token, l’originale, come il possesso di un negativo nel caso della fotografia.
L’adozione della tecnologia blockchain permetterebbe dunque una compravendita chiara, sicura e veloce che aiuta il mondo dell’arte contro le contraffazioni e le speculazioni, aumentando il livello di fiducia dei soggetti coinvolti. Per fare un esempio, si porta il caso di CryptoKitty, un videogame/opera d’arte digitale, un cryptocollectible, oggetto da collezione con cryptovaluta Ether, venduto e acquistato alle quotazioni a cui siamo abituati per un’opera esistente nel mondo fisico, fino a superare la cifra di 150 000 dollari per un ‘esemplare’. Questo post su Medium spiega meglio di che si tratta.
La voce Wikipedia entra un po’ più nel tecnico:
The virtual cats are breedable and carry a unique number and 256 bit distinct genome with DNA and different attributes (cattributes) that can be passed to offspring
.
[…] Based on the limited number of cats going into circulation and their limited genomes, there is a limit of 4 billion total cats that can be bred. Each cat will have a distinct visual appearance (“phenotype”) determined by its immutable genes (“genotype”) stored in the smart contract. Because cats are tokens on a blockchain, they can be bought, sold, or transferred digitally, with strong guarantees of ownership.
Ecco: abbiamo messo insieme alcune informazioni e materiali, senza trarre delle conclusioni. Le applicazioni future della blockchain per il mondo della cultura sono già intuibili, nel settore del turismo e del diritto d’autore, come hanno spiegato Stefano Monti qui su Artribune e Valeria Portale dell’Osservatorio Blockhain in questa intervista a Donna Moderna:
«In futuro, quando caricherò sul web musica o testi creati da me, la blockchain mi consentirà di sapere sempre chi li scarica e tutti potranno risalire al fatto che io sono il proprietario di quei contenuti».
Interessante vedere come questa nuova tecnologia verrà in supporto alla formazione e alla didattica. Intanto se volete comprarvi un gattino…