Capita che quando in classe cominci a parlare di Leonardo da Vinci qualcuno esclami: quello di Assassin’s Creed! Allora, soprattutto se non hai una consolle e non pratichi intensamente la videogamia, ti fermi (non eri arrivata neanche alla parte della formazione) e ti metti a cercare com’è il Leonardo del celebre videogioco.
Nella pagina Fandom, da cui è tratta la foto, c’è una ricca scheda illustrativa. Più simile al faccendiere Ray Donovan di Liev Schreiber, nell’omonima serie tv, che al ritratto del saggio barbuto che ci ha lasciato Raffaello nella Scuola di Atene, il Leonardo in questione è un personaggio più ingegnere che artista, qui in veste di inventore implicato nelle guerre del suo tempo e amico dell’Assassino Ezio Auditore, nobile fiorentino.
Intanto in classe hai raggiunto un tasso di attenzione da record, e cerchi di sfruttarlo per ricollegarti al libro di testo/ebook e proseguire nella spiegazione, che va avanti fino alla fine (ormai prossima) dell’ora. Non saprei dire se questo è stato un metodo didattico valido. Certo, un po’ dispiace, come è stato fatto notare da altri, che per interessare gli studenti ai personaggi storici del Rinascimento occorra mescolarli con efferati assassini in sanguinose trame. E forse il videogioco non renderà edotti sulla prospettiva atmosferica e lo sfumato di Leonardo, ma le prodezze tecnologiche dell’artista toscano sono il fulcro della trama relativa al suo personaggio. Si parla di macchine sperimentali, di codici antichi, dei committenti (i Medici, i Borgia), degli spostamenti di città in città alla ricerca di situazioni favorevoli alla ricerca artistica e scientifica, lontano dalle guerre. Decido che oggi è andata bene così. Il Leonardo di Assassin’s Creed è solo in parte quello che ci rendono i libri di storia e storia dell’arte, ma attraverso la fabula, diventando personaggio d’avventura, è entrato nell’immaginazione degli studenti come una figura affascinante e familiare con cui hanno interagito.*
Quali sono gli altri videogiochi in cui sono presenti opere d’arte e artisti che si studiano solitamente nei manuali?
Trai primi che ricordi c’è certamente Tomb Raider, l’eroina trafugatrice di tombe resa ancor più popolare dalla versione cinematografica del 2001 con Angelina Jolie. Magari ad avere il tempo di parlare in classe dei magnifici templi della civiltà Khmer! Una parola che non dice molto agli adolescenti di oggi, ma quando provo ad accennare a cosa succedeva nel resto del mondo quando noi costruivamo cattedrali, basta nominare Lara Croft e allora i templi distrutti e ricoperti di radici di Ta Prohm si riscoprono incredibilmente familiari (foto dal sito mobygames.com).
Una familiarità abbondantemente alimentata dalla cronaca rosa sulla vita privata dell’attrice, dall’adozione dei figli ai suoi viaggi come ambasciatrice Unicef, all’attività di regista e produttrice (il bel film sul genocidio operato dai Khmer rossi è uno dei pochi esistenti sul tema). Ancora una volta vedo che in classe funziona e decido che va bene così.
Non può mancare la citazione di Minecraft durante la lezione sul Partenone. Più o meno con le stesse modalità del Leonardo di cui sopra, c’è quasi sempre chi alza la mano e ti dice: io l’ho costruito. Minecraft permette al giocatore di costruire edifici, città, modificare gli ambienti naturali. L’uomo agricoltore e architetto è al centro di questo videogioco. Mattoncino dopo mattoncino, con un effetto Lego, ci si può cimentare nella ricostruzione del tempio classico per eccellenza, aggiungendo elementi e dettagli a seconda delle proprie abilità di progettazione.
Il risultato finale non sarà il Partenone di Fidia, ma poichè si tratta di uno dei capitoli più importanti e tecnicamente difficili del primo anno di Storia dell’arte, averci lavorato già sopra lo renderà meno ostico e più accessibile anche nei suoi aspetti teorici.
Concludo ricordando il videogioco dell’artista Lorenzo Pizzanelli di cui avevamo parlato qui nella sezione dei videogiochi d’artista. Il lavoro Iconoclast game del 2006 si presenta come un viaggio attraverso la Storia dell’arte, strutturato seguendo la linea cronologica dei libri di testo e mettendo in discussione il nostro sapere per stimolare l’osservazione diretta delle opere.
Ecco cosa avevamo scritto nel post:
Si tratta di un’opera sulla storia dell’ arte occidentale, dai bizantini all’arte contemporanea, esplorata attraverso i personaggi di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy, alter ego di Duchamp, che fungono da avatar a scelta del giocatore. E nello stile di Duchamp, Pizzanelli vuole in quest’opera liberare l’arte del passato “dalle incrostazioni ideologiche e abitudinarie che hanno trasformato dei capolavori in luoghi comuni di una cultura diffusa e banalizzata”.
* Per una mappatura dei luoghi dell’Italia che fanno da cornice ai videogiochi si veda il database IVIPRO Italian videogame program.