Ci sono gli scacchi di Duchamp, i Tarocchi dipinti di Dalì e quelli ‘abitabili’ di Niki de Saint-Phalle, gli scivoli di Carsten Höller (a Palazzo Strozzi fino al 26 agosto 2018), i palloni da basket di Jeff Koons e così via. Il gioco interessa la creatività degli artisti a varie riprese, ognuno reinterpretandone regole, tempi, iconografie e significati. Ma, ironicamente, non tutti i giochi d’artista sono giocabili. Diverso è invece il discorso per i videogiochi, interattivi per natura.
Vi proponiamo 5 videogiochi realizzati da artisti internazionali. Si tratta dell’ultima versione di The Night Journey del celebre videoartista americano Bill Viola, del pluripremiato Everything del golden boy irlandese David OReilly, del tecnologico iCloud del giovane finlandese Timo Bredenberg, di Ambitious Bitch della pioniera dell’arte multimediale Marita Liulia e di Iconoclast Game dell’italiano Lorenzo Pizzanelli. Mentre nei primi, in ordine cronologico, bisogna portare a termine una missione, in quelli più recenti si esplorano universi senza livelli da raggiungere, direzioni obbligate, uno scopo finale e senza antagonisti.
1) Night Journey di Bill Viola, artista che ci ha abitutato negli anni ai suoi video al rallentatore ispirati alle opere del Rinascimento italiano, è arrivato all’ultima versione, rilasciata recentemente. Nello stile di Viola ritroviamo un universo da esplorare lentamente e una dimensione quasi spirituale di ricerca del sè. Ecco il sito.
2) Everything è il videogioco che nel 2017 ha vinto il Golden Nica al Festival di Ars Electronica di Linz per la Computer Animation. Un viaggio esplorativo in un mondo visto ad altezza di insetti, animali, piante, persone a scelta del giocatore, secondo il principio per cui puoi diventare tutto ciò che vedi. Il percorso, potenzialmente infinito, è accompagnato dalle parole del filosofo Alan Watts, registrate durante lezioni, trasmissioni radio e incontri. Il creatore, OReilly, è l’autore della sequenza videogioco nel film Her di Spike Jonze.
3) Presentato anche a Roma alla mostra del 2015 Timo Bredenberg. Virtual Community, I,Cloud è un videogioco che esplora un modo deserto, in cui l’essere umano vaga solo in ambienti disabitati e costellati di parole chiave della comunicazione dei mass media. Il giovane artista finlandese indaga come un etnografo la società contemporanea, portandone in evidenza le distorsioni e i limiti.
4) Rimaniamo in Finlandia. Era il 1996 quando Marita Liulia crea e produce il cd-rom Ambitious Bitch, opera anch’essa vincitrice all’Ars Electronica Festival di Linz di quell’anno. Il giocatore/visitatore esplora la storia del femminismo e la femminilità moderna attraverso un percorso modulabile nelle varie sezioni, graficamente molto curate, attraverso vari temi: i luoghi comuni sulle donne, le confessioni erotiche, la sessualità multipla, la moda. Il lavoro conteneva in nuce il successivo Tarot, realizzato anche in versione app per cellulare. A quel cd-rom è seguito un videogioco sugli uomini e la mascolinità nella società contemporanea, dal titolo Son of a Bitch. Qui un’intervista in cui l’artista presenta le sue opere interattive e i (video)giochi realizzati.
5) E’ del 2006 il videogioco italiano Iconoclast game dell’artista fiorentino Lorenzo Pizzanelli, scomparso nel 2010. Si tratta di un’opera sulla storia dell’ arte occidentale, dai bizantini all’arte contemporanea, esplorata attraverso i personaggi di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy, alter ego di Duchamp, che fungono da avatar a scelta del giocatore. E nello stile di Duchamp, Pizzanelli vuole in quest’opera liberare l’arte del passato “dalle incrostazioni ideologiche e abitudinarie che hanno trasformato dei capolavori in luoghi comuni di una cultura diffusa e banalizzata”.
Di seguito il prologo e la performance alla stazione di Firenze con il pubblico giocante.