L’ultimo libro di Francesco D’Isa su arte e intelligenza artificiale.

La rivoluzione algoritmica delle immagini. Arte e intelligenza artificiale (2024) è il titolo del libro pubblicato dall’editore Luca Sossella a firma di Francesco D’Isa, filosofo, autore, artista.

D’Isa ha raccolto e aggiornato qui esplorazioni, sperimentazioni, considerazioni, idee, dibattiti, sviluppati negli anni in articoli su varie testate cartacee e online e sui suoi seguitissimi account social, sul tema delle immagini generate dall’intelligenza artificiale text-to-image, ovvero da una descrizione (prompt) inserita dall’utente nella finestra di dialogo dei programmi quali Midjourney, Dall-e, Stable Diffusion ecc. (ne avevamo parlato qui).

Anche se, come scrive nella prima pagina, è difficile descrivere un fenomeno che corre più veloce dei libri, si tratta di un testo di riferimento nel campo dell’arte e delle intelligenze artificiali, scritto con il piglio speculativo del filosofo, l’approccio sperimentale dell’artista (ricordiamo il suo fumetto Sunyata, realizzato interamente con l’IA e scaricabile gratuitamente da qui) e il linguaggio accessibile del divulgatore scientifico.

Tra gli argomenti trattati: la questione dell’originalità o del plagio delle immagini, il ruolo autoriale o strumentale dei software, la qualità dei dataset, con i relativi pregiudizi e censure, la falsificazione, i diritti d’autore, i pericoli dell’intelligenza artificiale, quelli veri dal suo punto di vista. Sono le problematiche discusse da quando, nel 2022, sono state aperte al grande pubblico degli internauti alcune piattaforme di intelligenza artificiale. Qual è l’origine delle immagini e la loro qualità estetica? Chi ne è il vero autore? Vanno considerate arte? Ma anche: le IA ci distruggeranno?

Toccando questi macro temi, con l’ausilio di una puntuale bibliografia, D’Isa ci porta con le sue considerazioni lungo il sentiero del ragionevole ottimismo: usando le tecnologie “come uno specchio”, per conoscere i nostri sistemi cognitivi e comportamentali attraverso l’apprendimento delle macchine, e non temendole per sè ma nell’uso che decideremo di farne, come la storia ci ha finora insegnato.

Partendo dalle parole di scetticismo di Baudelaire verso la fotografia, percorre alcune rivoluzioni tecnologiche e i nuovi paradigmi da queste imposti, ricordando la difficoltà ancora molto elevata di ottenere risultati di eccellenza con il TTI senza un notevole numero di ore di lavoro:

Il potenziale di questi programmi sta sia nella qualità, che al momento paragonerei a quella di ottimi artigiani, che nella velocità, enormemente superiore a qualsiasi umano.

Cambiando quindi l’approccio, non opponendo un noi-loro ma integrando ciò che ci serve davvero, possiamo cercare di trovare il giusto uso dello strumento, senza chiedere ai software – lo dicono ormai in diversi – di replicarci, ma forse più opportunamente di stupirci.

Pensavamo che avremmo parlato alle IA con la nostra lingua e invece dobbiamo imparare la loro, o meglio, idearne una assieme – e anche questa è creatività.

Piace sottolineare le ‘aperture’ verso scenari futuri, come la possibilità di avere TTI personalizzate, gli spazi inattesi da sondare (lo spazio latente), la natura collettiva delle opere d’arte (tutte, non solo quelle create con i software), le molteplici intelligenze del pianeta da tenere in considerazione. Ed è importante sottolineare gli aspetti urgenti ed emergenti, come la riduzione dell’impatto ambientale per gestire questa mole di dati e la necessità di un’IA europea, opportunamente regolamentata, nello scenario sempre più politicizzato dei dataset.